VN solo
concept e coreografia Cristina Kristal Rizzo
con Annamaria Ajmone, Cristina Kristal Rizzo, Amazon Prim
elaborazione sonora e Djing Amazon Prim
disegno luci Giulia Pastore
direzione tecnica Andrea Violato
cura e promozione Marco Burchini
produzione 2014 CAB 008
con il sostegno di Regione Toscana e MiC Coproduzione La Biennale Danza, Venezia
in collaborazione con Terni Festival
riallestimento 2021 con il sostegno di TIR Danza, Festival Ipercorpo
durata 50′
Su invito di Ipercorpo 2021 BoleroEffect ritorna in scena e rinnova la propria attitudine aperta al possibile con un nuovo djset a cura della dj Brasiliana Amazon Prim.
Quello che ho scritto è un pezzo che consiste interamente di ‘tessuti orchestrali senza musica’ con un lunghissimo e graduale crescendo. Non ci sono contrasti e praticamente non c’è invenzione a parte per il modo in cui può essere eseguito. I temi sono nel complesso impersonali…tonalità-folk nel tipico modo Ispanico-Arabo, e ( malgrado si possa dire il contrario) la scrittura orchestrale è semplice e lineare per tutta la durata del pezzo, senza il ben che minimo tentativo di virtuosismo…ho fatto esattamente ciò che volevo, ed è solo all’ascoltatore la decisione di prendere o lasciare.
M. Ravel
BoleroEffect è un tracciato, un percorso che si sviluppa come un oggetto coreografico attorno all’assunto esplicito che il Bolero di Ravel è la partitura orchestrale più popolare esistente al mondo, una musica che tutti conoscono e riconoscono. Dato questo punto di partenza sarà possibile verificare una condizione del corpo in ‘apertura massima’, forzare la traiettoria sinuosamente accattivante di una massa eccitata. Ma che cosa è effettivamente un Bolero? È come un’isola deserta. Un luogo dove ri-cominciare, lontano dai continenti, un tracciato sonoro dentro cui trovare delle brecce, dove praticare delle turbolenze corporee e un’erotica del corpo tesa a rompere il quadro della compostezza spingendosi verso altre dimensioni, un luogo dalle molte risonanze esistenziali. Scritto nel 1928, quando Ravel aveva 53 anni e soffriva dei primi sintomi del FTD (frontotemporal dementia), in un certo qual modo, il Bolero è un ‘esercizio da comportamento compulsivo’. Il Bolero raveliano ci trascina, senza particolari allusioni, senza nostalgia, in uno stato di esaltazione inibita, in un felice coinvolgimento collettivo. Sul piano musicale il progetto si articola intorno alla ricerca di sonorità border-crossing di ritmiche da ballo pensate come una corsa archeologica a partire dal Bolero di Ravel. L’ambiente sonoro, in cui si inscrive la partitura coreografica, è costruito su flussi decrescenti e dilatazioni come in una sorta di dance hall post- globale. Il tentativo è quello di attivare un luogo di co-abitazione, un luogo utopico della scena dove figura e sfondo perdono i propri limiti. Spostare il paradigma dal dominio alla disposizione. Un corpo che si prepara ad una trasformazione deve attivare un lume interno, qualcosa di simile ad un fuoco luminoso. Procedere per rapide dissolvenze, fosforescenze e pulviscoli. Ma è mai possibile la definitiva rinuncia a tutte le proprie abitudini mentali?