Dei crinali
anno produzione: 2015
coreografia Manfredi Perego
con Andrea Dionisi, Maxime Freixas, Manfredi Perego
musica Paolo Codognola
luci Antonio Rinaldi
costumi Antonella Faccini
produzione Fondazione Musica Per Roma, MP.ideograms
con il sostegno di TIR Danza
con il contributo del Fondo per la Danza D’autore/Regione Emilia-Romagna 2015/2016
Residenze artistiche Fondazione Teatro Due di Parma, Fondazione Nazionale della Danza/Aterballetto Reggio Emilia, AMAT, ACS – Abruzzo Circuito Spettacolo
si ringrazia la Rete Anticorpi
durata 50 minuti
Progetto realizzato a seguito della vincita del Premio Equilibrio 2014
“sento linee
tese al vuoto
orizzonte interno”
I crinali sono orizzonti immaginari, letteralmente linee che congiungono i punti più alti di un rilievo montuoso. Il crinale è un orizzonte raggiungibile che osservi sempre dal basso; per tutta l’ascesa, un paesaggio nega la vista di quello che sta al di là, il cielo si staglia sopra di esso, mette in moto l’immaginazione che spinge i passi. Percorri un paesaggio, mescolanza intensa con l’elemento, diventi parte di esso sino a quando non resti sorpreso, sospeso tra cielo e terra. Là sei sulla schiena terrestre, sul confine, cerchi un equilibrio tra due luoghi, su una sottile linea, punto di contatto percorribile tra gli elementi. Il crinale prosegue la sua corsa parallela al cielo attraverso tentativi di innalzamento. Forse, è inevitabilmente sconfitto nella sua ricaduta e funzione di congiunzione, ma il suo potere è quello di essere l’orizzonte silenzioso che accompagna, divide, eleva, sospende e quindi, molto umanamente, “tenta”. Puoi seguirlo per un tempo, ma poi che sia da una parte o dall’altra, devi scegliere di scendere. Non puoi restare sospeso indefinitamente. Su quel confine sensazioni e azioni emotive attraversano il corpo, come scie che scuotono la carne e l’anima. Questi stati compaiono e scompaiono velocemente come nebbie, mutano sia il paesaggio umano che quello naturale, permettono all’occhio di completare la visione di sé e del luogo.
Dei Crinali narra un paesaggio che porta alla sospensione, alla ricaduta, al tentativo perenne di mutare, senza porre la parola fine alla sua esplorazione.
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