Momentum the second sleep / seconda parte, quartetto
Concept, Choreography, costumes Cristina Kristal Rizzo
Dance Annamaria Ajmone, Marta Bellu, Jari Boldrini, Sara Sguotti
Live sound processing Cristina Kristal Rizzo
Film reference “Memoria” by Apichatpong Weerasethakul (2021)
Light Design Gianni Staropoli
Theoretical collaboration Lucia Amara and Laura Pante
Cura e promozione Marco Burchini
Production TIR Danza
Winning project of Bando Abitante supported by Centro Nazionale di Rilevante Interesse per la Danza Virgilio Sieni and Fondazione CR Firenze
Creative residencies SpazioK, PARC – Performing Arts Research Centre
Il progetto Monumentum ha preso avvio nel 2022 ed ha già visto la creazione di un solo interpretato dalla danzatrice Megumi Eda, Monumentum the second sleep/ prima parte, il solo, prodotto da Torino Danza Festival ed il sostegno di Lugano Dance Project e nel 2023 la creazione del primo studio di Monumentum DA con la performer sordx bilingue in italiano e LIS Diana Anselmo, prodotto da MilanOltre Festival.
Monumentum sta come: memoria, documento, segno di riconoscimento, qualcosa che viene dal passato. Qualcosa che si sofferma e che fermando la progressione continua del flusso produttivo, si sposta nella profondità della memoria, in una sorta di anacronismo temporale, moltiplicando gli sguardi lungo il filo della coreografia.
Monumentum the second sleep / seconda parte, il quartetto ha un andamento temporale racchiuso nella danza pura di un ensemble, espressione di un andamento plurale delle relazioni. Se le zone d’estasi del reale sono anche zone di produzione di senso, quest’ultimo si manifesta in Monumentum senza erompere ma in una specie di abbandono negli immaginari condivisi e nella danza, una specie di sonno perpetuo o di secondo sonno in cui i corpi si lasciano trasformare emergendo sempre più morbidi ed emotivi, attivando una relazione intima e partecipata con il pubblico. Avvolta da visioni cromatiche in chiaro scuro e attraversata da dialoghi onirici, la piece si accorda con il ritmo cardiaco dello sguardo e ci fa sentire che esistono altri livelli di comunicazione o di linguaggio, la possibilità di vivere oltre il recinto dell’utile.