Umlaut
Concept, performance: Vincent Giampino
Danza: Greta Francolini
Dimensione sonora: Draco Pampera
Outfit design: Rebecca Ihle
Cura e promozione: Marco Burchini
Produzione: TIR Danza
Coproduzione: Lavanderia a Vapore
Residenza artistica: spazio K.Kinkaleri – Centro di Residenza Regionale
selezionato per NID PLATFORM 2023 – Open Studios
11In umlaut, il teatro è la ri-coreografia del simbolico incorporato, una pressa per autodemolizioni. Uno degli strumenti coreografici utilizzati è il quoting, mezzo di riassemblaggio che pone il performer fuori dal tempo cronologico ed opera come una dieresi sulla genealogia corporea, poiché l’origine è uno scarto continuo o per meglio dire, il corpo è un rimando continuo di scarti in asincrono.
1 – SHAU
schau ( mostra, esposizione, spettacolo) è una delle due derivazioni del progetto Umlaut e pone una dieresi sull’ inchino, atto del piegarsi a qualcuno, gesto che sancisce l’inizio e la fine di un momento, l’accogliere e il commiato, il ringraziamento e il perdono, la richiesta di grazia e la resa alla condanna.
Appunti coreografici
Il capo sorregge lo sguardo e lo lascia cadere, portando così il collo a mostrarsi, indifeso.
Il suono di un rullante richiama la preparazione all’esecuzione -nella doppia lettura- del corpo e del gesto.
Le mani adornano il corpo.
Richiamano partiture rinascimentali, raffigurazioni cristiche, codici gestuali della danza da camera, del balletto e del teatro in quanto medium.
Se tutto ciò che viene messo in mostra – chiede di mostrarsi – ed esibito può essere considerato rappresentazione, cosa rappresenta questo corpo? Qual’è il corpo di questa esposizione?
Una possibile risposta emerge con la messa in scena dell’ulteriore piano drammaturgico: la vestizione.
La comparsa della giacca con frange gioca ironicamente con le partiture messe in mostra fino a quel momento e fa eco a immaginari legati ai primi divi della cultura occidentale, al mito della persona.
Questa figura da qui a poco, nell’unico momento in cui rivolge le spalle agli astanti, perderà la testa, continuando la sua danza.
Un canto.
2 – STELLEN
Le bambine in piazzetta Testaccio per fare amicizia e giocare si chiedono “tu fai danza? Sì. Allora sai fare la spaccata?” Capita, poi, che inizino a sparpagliare nello spazio spaccate, ruote, ponti, brevi piroette e tentativi di verticali, mostrando a vicenda le proprie capacità.
stellen (porre, mettere) è l’ulteriore derivazione di umlaut (dieresi), il secondo solo del progetto che utilizzerà la spaccata come epitome della danza. Attorno e attraverso questa posizione si svilupperà un oggetto coreografico.
Il lavoro inoltre attraverserà molteplici definizioni e autodefinizioni del femminile non fermandosi mai ad una sola immagine, ma variando