Vacantes
coreografia Vincent Giampino e Greta Francolini
interpreti Vincent Giampino e Greta Francolini
produzione TIR Danza
con il sostegno di Fabbrica Europa e Festival Teatri di Vetro
Il progetto nasce dalla volontà di sperimentare una co-creazione tra i due autori e dall’interrogarsi su cosa significhi co-creazione e co-autorialità orizzontale con l’intento di creare una commistione di linguaggi performativi e coreografici.
Un contenitore teorico-pratico di riferimento sarà quello che intende il lavoro coreografico come struttura/meccanismo aperto, rivelato, inside-out, in cui il piano performativo dei corpi si concretizza senza tendere a una rappresentazione del “corpo nell’atto di mostrarsi” e quindi tacitamente compiacente a sostenere un’illusione romantica della presenza.
Il primo incontro tra i due autori ha definito la ricerca di un corpo in abbandono, in assenza di un “io” che lo guidi. Partendo dall’interesse per la statua del Bernini, l’Estasi della Beata Ludovica Albertoni, dove la Monaca si svuota, si assenta, lasciando il corpo abbandonato e inconsapevole. In assenza, il corpo rimane una sorta di guscio vuoto, scevro da qualsiasi volontà. Da qui, si scorge nella danza la possibilità di poter sparire, uscire dai ruoli dell’ “io” e del “tu” che si instaurano quando due corpi si trovano a condividere lo stesso spazio. La relazione e tutte le sue declinazioni si estinguono dal momento in cui “noi” non ci occupiamo di “noi”, non ci contempliamo in quanto “noi”; “io” e “tu”.
Si è voluto applicare l’elevazione come principio fisico, lavorando sulle mezze punte/punte. Il corpo è quindi in stato di attivazione muscolare e al contempo in defezione per il suo essere altrove. Questa opposizione che spinge il corpo a terra per poterlo elevare è uno dei focus dell’indagine.
Inoltre lo sguardo, indirizzato verso l’alto a non focalizzare niente di preciso, a negare la realtà, apre a uno spazio altro e per questo mantiene lo stato di estasi. Le braccia, quasi sempre sollevate a trattenere il peso del corpo che non è mai in rilascio ma si concentra come dal busto in su.
La musica, a un volume sostenuto, è frutto di una scelta specifica e suggerisce un dove che non è terreno, sfumando ancora i confini dello spazio scenico. Il contrappunto conferisce una certa concretezza alla presenza dei performer, che fuori dai paradigmi della finzione dichiarano il loro “qui ed ora” .